Il vecchio della montagna di Grazia Deledda (1920): Basilio scavalcò l'orlo del macigno, si calò agilmente di roccia in roccia, fino al punto preciso ove zio Pietro era caduto; tastò il musco, l'erba, i cespugli, trascinandosi sui ginocchi. L'ombra cresceva. Così curvo al suolo, stanco, con le palpebre pesanti, egli vedeva sempre la figura del morto, col dorso tumefatto e violaceo, una graffiatura rossa sulla mano destra, una foglia secca fra i bianchì peli della barba.
L'Isola dell'Angelo Caduto di Carlo Lucarelli (1999): Raccontano che Mazzarino fuggì dalla Cajenna con un pugnale, una bomba a mano e il moschetto che usava per tirare ai gabbiani. Scavalcò il muro quando vide entrare i marinai e scappò verso la scogliera, e fu lì, sulla salita che portava alla chiesa, che uccise il primo, un sergente, spaccandogli la testa con un tiro preciso di moschetto. Da quel momento i marinai decisero di seguirlo da lontano, nonostante il commissario volesse che lo braccassero più da vicino e lo prendessero subito. Perché Mazzarino, nella sua fuga cieca dentro l'isola, distruggeva e massacrava tutto quello che si trovava davanti.
Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga (1890): Don Gesualdo capì subito, e non se lo fece dire due volte. Andavano in silenzio, lungo il muro, quasi ci vedessero al buio. A un certo punto l'Orbo accennò delle pietre sparse per terra, una specie di breccia fra le spine che coronavano il muro, e disse piano: — Vedete, vossignoria? — L'altro affermò col capo, e scavalcò il chiuso. Nanni l'Orbo coll'acciarino accese un zolfanello e andarono seguendo le pedate passo passo, sino alla casina. Sotto la finestra di donna Isabella l'Orbo additò in silenzio l'erba ch'era tutta pesta, quasi ci si fossero davvero sdraiati degli asini. |