Giustizia, Equità, Rettitudine, Rettezza, Dirittura, Probità - La giustizia ha la sua base nei principii inalterabili della verità e del diritto; l'equità è fondata in gran parte sul sentimento; e questo sentimento, ch'è voce della coscienza, contiene in germe que' principii da tutti appunto sentiti in complesso, in confuso, ma sufficienti a farci pronunziare in tutti i casi un sì o un no, un licet, un non licet, senza saperne dare una precisa ragione: i giudici adunque pronunziano le loro sentenze secondo la giustizia legale; i giurati, la loro opinione, secondo l'equità. La giustizia legale dipende in qualche sua parte dalle particolari costituzioni de' paesi, cosicchè ciò che è lecito in un paese è giustiziabile in un altro: questa giustizia umana però, convenzionale affatto, avrà suo rimedio efficace dall'affratellamento delle nazioni, e dalla concordanza universale de' codici civili e delle costituzioni politiche; cosa che noi non vedremo certamente, ma che prepariamo ai pronipoti nostri. I giudici, i tribunali, i senati meritamente son detti: la giustizia. Il bargello, i birri quando vanno a battere alla porta del cittadino, forse innocente, per catturarlo, dicono di sè: aprite, è la giustizia!... profanazione! sacrilegio! La rettitudine sta nel naturale buon senso, nella voce della coscienza non viziata per anco da pregiudizii, da sofismi, da passioni: chi dirittamente sente, dirò così, rettamente giudica; chi però rettamente giudica, non sempre equamente e giustamente opera: video meliora, proboque, è atto del retto senso; il deteriora sequor è atto umano cui la passione eccita e la fralezza nostra non sa resistere. La probità è l'equità in pratica: l'uom probo non fa cosa cui la più rigorosa giustizia avesse a ridire, non dovesse approvare, probare.
« Rettezza non s'usa: ma nel senso corporeo può forse tornare opportuno, come la rettezza della linea; se pure non si voglia dire la dirittura ». Romani. [immagine] |
Rettitudine - S. f. [Cont.] Dirittura, Andamento secondo una linea retta Nel senso corp. b. lat. V. Forcell. – Michel. Dir. fiumi, XXXIII. Sono le tortuosità de' fiumi di due sorte, alcune sono piccole e poco deviano dalla rettitudine, altre sono grandi fatte a via di serpe. Leo. da Vinci, Moto acque, I. 47. Il discenso delle gocciole, che si percotono senza vento, non fia retto ma sia angulato. Provasi perchè, se due corpi infra l'aria si percotano, quello si rimuoverà più fuori della sua rettitudine che sarà di minor quantità. = Gal. Sist. 165. (C) Declinare in varii luoghi dall'assoluta rettitudine quanto è un occhio di pulce. [Cors.] Belc. Volg. Tratt. Jacop. (Belc. Op. T. 3. p. 72. Roma 1843.) Siccome si fa della verga torta in alcuna parte, che debbe piegare nell'altra parte insino a tanto che ritorni a rettitudine. T. Nel pr. più com. Dirittura, e altre.
2. T. Rettitudine delle intenzioni. – Procedere con rettitudine nelle cose mor. e soc. Dante intitola sè Cantore della rettitudine, meglio dire che Della giustizia o Del diritto. Fag. Comm. 6. 161. Se' conoscerò punto punto d'abbindolatura nel vostro operare, e che non camminiate colla debita rettitudiae… vi farò camminar io più che di trotto.
Trasl. Giustizia, Dirittura, Bontà. Capr. Bot. 3. 46. (C) Gli fu tolto… quella rettitudine che era in noi, cioè la giustizia originale. [Pol.] S. Bern. Op. Penit. 67. Debbe l'anima con ogni sollecitudine serbare la rettitudine della coscienza. = Dial. S. Greg. (C) La tortitudine de' quali offendeva nella norma della sua rettitudine. (Le stampe allegate, lib. 2. cap. 3. hanno: dirittura.) Circ. Gell. 8. 201. Donde nasce in noi la rettitudine delle operazioni nostre, e che noi erriamo molto manco in quelle, che non fate voi nelle vostre. T. Rettitudine dell'animo. – Rettitudine e onestà. – Rettitudine nei giudizi e nell'opere. – Consigli di rettitudine. |