La Storia di Elsa Morante (1974): Fino dal primo inizio della sua invettiva, s'era rilevato in piedi (anzi, aveva respinto indietro la sedia con un calcio). E si ostinava, intrepido, nella sua posizione eretta, per quanto la plumbea stanchezza di questa giornata di gala, respinta dal suo cervello in ebollizione, sempre più gli si accumulasse nei muscoli, sfidandolo col suo peso. Inutilmente, poi, la sua voce rauca tentava di farsi posto nel baccano. E in più, ascoltando la propria voce, a ogni passo lui riconosceva nelle sue presunte comunicazioni urgenti, come in un radiodramma registrato, nient'altro che dei plagi di se stesso.
La messa di nozze di Federico De Roberto (1917): Si rivide con la fronte ardente al gelido vetro, con gli occhi sbarrati nelle tenebre fuggenti, o fisi all'orologio, per calcolare il momento nel quale la coppia sarebbe rimasta sola: «Alle dieci.... o forse alle undici.... fra un'ora.... fra mezz'ora.... Ora!...» Una pesantezza plumbea lo aveva abbattuto sul sedile, moti di nausea gli erano saliti dalle viscere alla gola nei tempestosi scotimenti di quella corsa pazza, traendolo dallo stuporoso assopimento.
Il resto di niente di Enzo Striano (1986): Aveva smesso di piovere, faceva freddo. Il gruppo s'avventurò per la scesa del Gigante lucida, sdrucciolosa, percorse la Marinella plumbea, la Marina. Infine Lauberg lo pilotò per un intrico di vicoli infangati, scuri budelli fra altissimi palazzi. Si fermarono in mezzo a due nere muraglie che quasi si chiudevano alla cima, lasciando una fettuccia livida di cielo tra grovigli di pertiche, corde, donde pendevano laceri trofei. |