Fiera, Mercato, Emporio, Mercatale; Far mercato, Far bottega, Far mercimonio - E prima d’ogni altra cosa notiamo che emporio è quel luogo dove abbondano e affluiscono di continuo le mercanzie: Londra, Marsiglia, Genova, Livorno, sono fra i principali emporii dell’Europa. Il mercato è più frequente della fiera; ma non sempre, e dovunque, quotidiano; nei paeselli e cittaduzze di provincia v’è mercato una o due volte la settimana; la fiera ricorre d’ordinario una o due volte l’anno nei paesi dov’è statuita, e può esser tanto ricca di merci quanto un emporio; più del mercato lo è certamente; le fiere di Sinigaglia, di Beaucaire, di Lipsia sono rinomatissime per la quantità e l’importanza degli affari che vi si fanno. Mercato, fiera, è il luogo ove si raccoglie la roba che si mette in vendita, e la roba stessa: emporio, il luogo soltanto. Far mercato di qualche cosa, è farne contrattazione o commercio venale; ha senso piuttosto cattivo che buono; v’ha perfino chi fa vil mercato dell’onore, della fede; ma in un secolo di grande effervescenza com’è il nostro, ogni eccesso sia in male che in bene è possibile. Far bottega ha eziandio questo senso o presso a poco; ma nel far bottega è più apparente sfrontatezza e impudenza. Far mercimonio è far vile o almen basso mercato di cosa degna di miglior sorte: è sempre maniera dispregiativa. Far fiera è comperare o vendere qualche cosa sulla fiera stessa; fiera è detto per celia l’oggetto ivi comperato, per minuto che sia; far fiera è il ciarlare più che a mezza voce che fanno un quattro o cinque donne in mezzo alla via, sulla piazza: in Toscana è vivo il proverbio: «tre donne fanno una fiera, e due un mercato».
«Può il mercato essere o piazza o loggia o contrada; se più vasto o in forma di campo, dicesi mercatale. Mercato vecchio e nuovo di Firenze: mercatale di Prato». Polidori. [immagine] |