Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Ella cantò ancora un'Arietta di Antonio Salieri. Poi sonò una Toccata di Leonardo Leo, una Gavotta del Rameau e una Giga di Sebastiano Bach. Riviveva meravigliosamente sotto le sue dita la musica del XVIII secolo, così malinconica nelle arie di danza: che paion composte per esser danzate in un pomeriggio languido d'una estate di San Martino, entro un parco abbandonato, tra fontane ammutolite, tra piedestalli senza statue, sopra un tappeto di rose morte, da coppie di amanti prossimi a non amar più.
Il posto dei vecchi di Ada Negri (1917): A Feliciana parve di ringiovanire, di rivivere i tempi lontani, in cui Francesco e Leonardo erano stati nient'altro che due batuffoli di carne morbida e rosea, tutti suoi. Aveva posto qualche vaso di cineraria e di garofano sul davanzale della finestra; la finestra s'apriva su campi e su cieli; Tittì balbettava le prime confuse parolucce; la vita era buona, il Signore era giusto.
Nelle nebbie del tempo di Lanfranco Fabriani (2005): Mariani incassò senza sorpresa, erano finiti i tempi degli stupori. Ormai si aspettava di tutto e se nel locale si fosse materializzato Leonardo Da Vinci, impegnato nel viaggio di collaudo della macchina che non aveva mai finito di progettare, non avrebbe battuto ciglio. Vide che Marina Savoldi lo stava fissando con in mano la forchetta piena di spaghetti, poi quasi riscuotendosi, la donna si ricordò di portarla alla bocca e inghiottire. |