Mater admirabilis di Ada Negri (1917): Allora soltanto le due donne possono guardarsi in faccia. Le labbra di Assunta disegnano, più che non dicano, le parole che l'altra ha già lette sul suo volto: — È morto. Verso le cinque del pomeriggio (è già notte fitta, le lampadine elettriche fasciate di violetto immergono lo scalone in una penombra livida e quasi paurosa, un diaccio nevischio mulina nella via intorno ai fanali azzurri, solo nella chiusa portineria splende il faro giallo d'un becco a gas) la vecchia, come se nulla fosse avvenuto, prepara la cena su un fornelletto.
Il ventre di Napoli di Matilde Serao (1884): Vi avranno fatto vedere una, due, tre strade dei quartieri bassi e ne avete avuto orrore. Ma non avete visto tutto; i napoletani istessi che vi conducevano, non conoscono tutti i quartieri bassi. La via dei Mercanti l'avete percorsa tutta? Sarà larga dieci palmi, tanto che le carrozze non ci possono passare, ed è sinuosa, si torce come un budello: le case altissime la immergono, durante le più belle giornate, in una luce scialba e morta: nel mezzo della via il ruscello è nero, fetido, non si muove, impantanato: è fatto di liscivia e di saponata lurida, di acqua di maccheroni e di acqua di minestra, una miscela fetente che imputridisce.
Le piccole libertà di Lorenza Gentile (2021): È guardando attraverso le foglie che scorgiamo i fenicotteri. Sono vicinissimi, sembrano migliaia. Una popolazione di creature schiamazzanti indaffarate a costruire chissà quale Atlantide. La luce del sole batte sulle loro piume facendole risplendere. Rosa. Sembra che s'impartiscano ordini a vicenda, immergono il becco nell'acqua, lo infilano tra le penne, nuotano tutti nella stessa direzione. Se facessimo una decina di passi potremmo toccarli, ma non paiono turbati dalla nostra presenza. Sono splendenti, sono bellissimi. |