Monte Mario di Carlo Cassola (1973): “Non vuoi rispondere, eh? Ma tanto ho capito tutto lo stesso.“ ”Vorrei proprio sapere cos'hai capito“ la provocò lui incautamente. ”Ho capito che t'immagini di trarre vantaggio da questa situazione… Pensi che perderò il posto al giornale, che non vorrò tornare a casa, che tutti crederanno che sia la tua amante e che di conseguenza non mi rimarrà che sposarti.“ L'intuito di lei lo esasperò: ”Io non ne posso più di questa situazione, te ne vuoi convincere una buona volta?“ ed era sincero mentre lo diceva. “Averti qui giorno e notte e non poterti sfiorare nemmeno con un dito… Lo capisci o no che per me è una provocazione continua?
Il segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda (1921): La speranza ch'ella se ne andasse esasperò nell'uomo il piacere di vederla: perché, sì, Cristiano, è inutile negarlo, tu provi piacere a vederla, e la paura di essere veduto da lei altro non è che paura di farle cattiva impressione.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Il raccoglimento ch'io mi procurai nel mio studiolo e da cui m'aspettavo un sollievo, chiarì solo le ragioni della mia disperazione che s'esasperò fino alle lagrime. Io amavo Ada! Non sapevo ancora se quel verbo fosse proprio e continuai l'analisi. Io la volevo non solo mia, ma anche mia moglie. Lei, con quella sua faccia marmorea sul corpo acerbo, eppoi ancora lei con la sua serietà, tale da non intendere il mio spirito che non le avrei insegnato, ma cui avrei rinunziato per sempre, lei che m'avrebbe insegnata una vita d'intelligenza e di lavoro. Io la volevo tutta e tutto volevo da lei. Finii col conchiudere che il verbo fosse proprio quello: Io amavo Ada. |