Gomorra di Roberto Saviano (2006): Nunzio De Falco ha il suo soprannome stampato in faccia. Ha davvero la faccia del lupo. La foto segnaletica è riempita verticalmente dal viso lungo coperto da una barba rada e ispida come un tappeto d'aghi, e orecchie a punta. Capelli crespi, pelle scura e bocca triangolare. Sembra proprio uno di quei licantropi da iconografia horror. Eppure un giornale locale, lo stesso che aveva millantato i rapporti tra don Peppino e il clan, dedicò prime pagine alla sua qualità di amatore, ardentemente desiderato da donne e ragazze. Il titolo in prima pagina del 17 gennaio 2005 era eloquente: "Nunzio De Falco re degli sciupafemmine".
L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): Passammo insieme l'intera giornata, l'unica della nostra vita, altre non me ne ricordo. Si dedicò molto a me, come se volesse trasmettermi in poche ore tutto quello che di utile aveva imparato nel corso della sua esistenza. Mi mostrò piazza Garibaldi e la stazione che stavano costruendo: secondo lui era così moderna che arrivavano i giapponesi dal Giappone apposta per studiarsela e rifarla identica a casa loro, soprattutto i pilastri. Ma mi confessò che la stazione precedente gli piaceva di più, c'era più affezionato. Pazienza. Napoli, secondo lui, era così da sempre: si taglia, si spacca e poi si rifà, e i soldi corrono e si crea fatica.
Una Burla Riuscita di Italo Svevo (1926): Per poter fare ciò gli mancava lo strumento e anche l'affetto, ciò ch'era una vera inferiorità, ma frequente da coloro cui fu conteso di conoscere la vita più alta. E finì ch'egli abbandonò l'uomo e la sua vita, l'alta e la bassa o almeno credette di abbandonarla, e si dedicò, o credette di farlo, agli animali, scrivendo delle favole. Così, brevi, brevi, rigide, delle mummiette e non dei cadaveri perché neppure putivano, gli venivano fatte nei ritagli di tempo. Infantile com'era (non per vecchiaia, perché lo era stato sempre) le giudicò un esordio, un buon esercizio, un perfezionamento, e si sentì giovine e più felice che mai. |